Il repentino cambio di Governo ha richiesto una pausa di riflessione per definire le nuove istanze e strategie da chiedere all'Esecutivo, sul solco della proclamata discontinuità.
Di seguito, il pensiero di Anna Maria Domenici, Presidente di Federlavoro, Federazione delle Imprese e dei Lavoratori Autonomi.
Anno nuovo, Governo nuovo, ma Federlavoro è rimasto in silenziosa attesa...
Era e naturalmente è ancora presto per formulare dei giudizi: per ora ci limitiamo ad una vigilante osservazione di questo nuovo governo, del quale si può ad oggi solo valutare la composizione.
Prima di parlare era peraltro essenziale che si completasse la squadra dei sottosegretari (figure spesso più determinanti dei ministri in carica, quanto alle relazioni con gli stakeholders) e dei commissari chiave.
A quadro pressoché definitivo, l'impressione è che si possa finalmente procedere alla ricostruzione del paese con senso di responsabilità e al netto di barricate ideologiche, una volta scavallata la pandemia.
Avete dubbi sulla tenuta?
I dubbi sulla tenuta sono francamente pochi, visto che si tratta di un governo di unità nazionale che rastrella anche le componenti politiche tipicamente più riottose, e visto che ci avviciniamo a grandi passi al semestre bianco, nel quale non sarà possibile sciogliere le Camere e dunque procedere ad elezioni. Il governo terrà semplicemente perché non può fare altro e perché a livello di spartizione di potere, sulla carta, accontenta pressoché tutti.
Quello che però ha realmente in mente Draghi sulle gestione di questo potere, lo sa solo lui. E forse non è un male, visto il generale scadimento del dibattito politico.
Il primo DPCM firmato Draghi è stato presentato da ministri e tecnici, in assenza del Presidente: un cambio di passo?
Si tratta di un cambio di passo nella comunicazione in piena linea con la personalità di Draghi, notoriamente poco ciarliero e molto pragmatico.
Non si ravvisa però (e spiace dirlo) un cambio di passo evidente, nonostante gli sforzi mediatici per farlo apparire tale, né sul merito né sul metodo del provvedimento.
Ancora chiusure, ancora DPCM, ancora ritardi nei sostegni alle imprese, ancora lacrime e sangue per il tessuto produttivo del paese. Questo va lucidamente detto.
Cosa chiedete dunque a Draghi?
Chiediamo, come già chiedevamo a Conte, che il lavoro venga posto al centro del pensiero politico del paese. Chiediamo, come già chiedevamo, che si sanzioni chi trasgredisce le regole, che si potenzi il pubblico trasporto, che si pensino strategie di tutela che vadano oltre la mera somministrazione del vaccino, ma che non si continuino a stigmatizzare i lavoratori ritenuti inessenziali perchè nessun lavoro è inessenziale. E nessun sostegno economico (dando poi per assunto che arrivi) potrà mai essere sufficiente in assenza di strategie di ripresa, perché quando questa pandemia allenterà, potremmo non avere più il mercato.
Quali attese avete per il paese?
Confidiamo che, al di là dell'agiografia e del mistero ricamati dalla stampa attorno all'uomo Draghi, si possa procedere ad una vera ristrutturazione del sistema paese.
E' un momento unico nella storia, nel male ma anche nel bene: abbiamo un'opportunità irripetibile di porre le basi per il futuro dei nostri giovani e di impostare una nuova idea di paese basata su innovazione, merito, idee, investimenti, rispetto dell'ambiente, attrazione di capitali esteri, possibilità reali di lavoro e sviluppo. E' una scommessa che non possiamo perdere...semplicemente perché non ne avremo altre.