Digitalizzazione, rincari, sussidi: come cambia il lavoro?

  • 20/06/2022

Tra digitalizzazione forzata, rincari, inflazione e rischio cyber, come cambia il mondo del lavoro? Che supporto può dare il mondo legal? Ne abbiamo parlato con Marco Proietti, Avvocato giuslavorista del Foro di Roma, titolare della cattedra in diritto processuale del lavoro presso l’Università E-Campus ed autore di pubblicazioni scientifiche su diritto del lavoro e relazioni industriali. Lo studio legale Proietti è convenzionato con Federlavoro.

Due anni di Covid (non ancora del tutto debellato) e una guerra, ciliegina sulla torta di un processo di "deglobalizzazione forzata" costellata da shortage dei componenti, rincari insostenibili e un senso di precariato sempre più pressante. Quanto e come questa tempesta perfetta sta influenzando il mercato del lavoro, dal vostro osservatorio?

Il mercato del lavoro è stato ovviamente messo sotto stress dalla congiuntura appena descritta.
Il blocco dell’economia ha innescato un effetto a catena che, nel corso degli ultimi due anni, ha progressivamente messo in strutturale difficoltà le aziende: difficoltà nel trovare forza lavoro specializzata, crisi della logistica e di tutto il sistema di approvvigionamento delle materie prime, crisi economica su ampia scala dovuta alla perdita di competitività delle imprese. Una tempesta perfetta, devastante. Gli interventi economici con il PNRR solo in parte riusciranno ad intervenire su questa situazione perché il mercato è in movimento ed una programmazione a lungo termine, come voluta dal Piano richiamato, non è proprio pensabile, stante l’imponderabilità delle previsioni.
Non dimentichiamo che, come giustamente fatto osservare, la crisi Ucraina ha fornito il colpo di grazia ad un sistema economico che sta completamente cambiando. In sintesi: ci vorrà almeno tutto il 2023 prima di venire fuori da questa situazione, che definirei di vera e propria “depressione economica e lavorativa”.

Le consegno due leit motiv massmediatici: il primo è che gli imprenditori non trovano personale per lavori stagionali o intermittenti, il secondo è il boom di dimissioni di under 35 in cerca di soluzioni più gratificanti (fenomeno che sta assumendo i profili del trend). Che sentore avete dal vostro osservatorio privilegiato? Che risposte può dare il diritto?

In parte è quanto ci stavamo dicendo prima. La presenza di nuove forme di sussidiarietà ha fatto sentire il proprio peso in quanto, come prevedibile, ha rappresentato un vero deterrente alla ricerca di un lavoro: si tratta di provvedimenti che in altri paesi sortirebbero l’effetto contrario, ma noi dobbiamo fare i conti con la nostra realtà sociale e umana. Una defiscalizzazione importante e la semplificazione della burocrazia è ciò di cui c’è bisogno per il rilancio economico, perché in questo modo si consente alle imprese di essere nuovamente competitive e di poter assumere.
Altra questione è il boom di dimissioni. Il punto è che tra i più giovani si cercano nuove strade, proprio di fronte alla difficoltà di trovare lavoro secondo i canali classici: di fronte a questa difficoltà ci si reinventa, ed aumentano cosi le ditte individuali e le partite IVA, le start up e quant'altro. E’ una fase di profondo cambiamento, da seguire con interesse.

Elon Musk obbliga a tornare al lavoro in presenza per almeno 40 ore settimanali e alle nostre latitudini il Ministro Brunetta tuona contro lo smart working nella PA. Ritorno al futuro o fallimento di quella che sembrava una rivoluzione nel lavoro? Cosa non ha funzionato, lato normativo e lato mercato del lavoro?

Il lavoro agile è sicuramente un modello di lavoro valido se utilizzato per brevi periodi e comunque in alternanza con la presenza fisica in ufficio. Per quanto possa sembrare strano, anche nell’Era della rivoluzione digitale, il lavoro in presenza è insostituibile per una serie di ragioni: il rapporto con i colleghi, superiori e non, crea il senso di appartenenza all’azienda per la quale si lavora, e la presenza fisica consente di apprendere metodi di lavoro che da remoto è impossibile anche solo percepire. Potremmo dire che il “calore umano” non è in alcun modo sostituibile, anche perché il lavoro da remoto si è tradotto, molto spesso e nostro malgrado, in scarso rendimento.

La corsa alla digitalizzazione (forse l'unico effetto positivo del Covid) ha portato con sè rischi di sicurezza cyber e di gestione del dato molto più pesanti per le imprese, accentuati dal fattore ibrido che caratterizza questo conflitto e che può avere ripercussioni a tutti i livelli. Che aiuto può arrivare alle imprese dal mondo legal, in una guerra contro il tempo che vede per forza il diritto arrancare rispetto alla velocità dell'evoluzione tecnologica?

La rivoluzione digitale è in piena attuazione. Stanno cambiando le modalità di gestione dei rapporti di lavoro, il controllo a distanza dei dipendenti ed anche la possibilità – estremamente invasiva – di verificare la performance dei lavoratori: tutto questo grazie all’utilizzo di programmi sempre più avanzati e soprattutto anche in ragione del progressivo sviluppo degli algoritmi che stanno divenendo dei veri e propri datori di lavoro 4.0. Chiaramente tutto questo ha un costo, ovvero quanto devono investire le imprese per mettere al sicuro i propri dati contro le intrusioni esterne che possono essere poste in essere anche con il semplice scopo di sottrarre informazioni utili sul mercato (una sorta di concorrenza sleale, se vogliamo definirla così). Non è un caso, quindi, se da tempo le aziende stanno sviluppando dei reparti per la cyber security e se stanno mettendo a fuoco profili professionali che, destinati ad aziende grandi o piccole, devo coprire dei ruoli cruciali e difensivi. Il diritto sta divenendo ibrido come il lavoro. Esiste un diritto del lavoro analogico ed esiste un diritto del lavoro digitale, sono mondi diversi che viaggiano paralleli ma a velocità completamente diverse; la nuova frontiera del diritto sarà proprio quella di riuscire a costruire un ordinamento in grado di bilanciare, da un lato, il progresso tecnologico e, dall’altro lato, la tutela dei diritti e delle posizioni dei lavoratori.



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