Alle imprese servono stabilità e certezze: intervista a Cinzia Bravi (Federlavoro)

  • 04/06/2020

Torino: un territorio particolarmente colpito e tuttora non esente da rischi sanitari, eppure chiamato oggi ad una ripartenza che per qualche realtà, almeno in prima battuta, è parsa incerta o addirittura svantaggiosa. Per valutare come stanno reagendo le imprese di un territorio sofferente, peraltro finite nell'immediato mirino della GdF, abbiamo intervistato Cinzia Bravi, Consigliere di Federlavoro Nazionale e Presidente della struttura territoriale di Torino.

 

Dal suo osservatorio privilegiato, come stanno reagendo le imprese del torinese?

Per chi ha faticosamente rimesso in piedi l'attività, dopo mesi di stop forzato e un costante tam-tam negativo sull'andamento epidemiologico, il primo impatto con la “normalità” è stato con le visite ispettive della Guardia di Finanza. La GdF si è presentata ovunque destabilizzando (inutile negarlo) imprese ed esercizi già pesantemente gravati da costi per l'acquisto dei materiali di supporto, dei dispositivi di protezione e della cartellonistica per le informative al personale.
La buona notizia è però che non sono fioccate le sanzioni, come invece si temeva: le autorità si sono infatti incentrate quasi esclusivamente sulla verifica dell'adozione delle linee guida legate ai protocolli di sorveglianza sanitaria e alle misure igieniche e precauzionali indicate dal Governo. Dunque anche quel 20% di aziende che (intimorite dall'ipotesi di attività di verifica messe in campo con il solo intento di “fare cassa”) erano inizialmente restie all'apertura, stanno oggi reagendo con grinta e voglia di rimettere in sesto il paese. Ora siamo tutti sul campo di battaglia, con la speranza che la buona volontà venga premiata.

 

Lato ammortizzatori sociali e bonus per imprese e lavoratori, le richieste da voi avanzate a favore degli Associati sono state evase? Con quali difficoltà o tempistiche? Quali le criticità rilevate nel funzionamento del sistema regionale o dell'INPS? 


Fortunatamente tutti i nostri Associati sono stati interessati dall'erogazione dei bonus, ma la procedura per ottenerli è stata oggettivamente lunga e farraginosa. Abbiamo riscontrato molteplici difficoltà nell'inserimento delle domande sui siti della Regione e dell'INPS, infiniti intoppi, ritardi e passi falsi nell'inserimento dei dati e nell'invio degli stessi. L'impressione è che mancasse una piena consapevolezza dell'enorme (e assai prevedibile, invero) stress informatico cui sarebbero state esposte le piattaforme. Tuttavia, al netto dei bonus elargiti, il problema di fondo restano i debiti che le aziende hanno accumulato in tre mesi di fermo lavorativo. I cui risvolti sono inimmaginabili: mancata fatturazione, quindi mancati pagamenti, mancati ordini per la ripresa, canoni di locazione comunque da versare e dipendenti che temono, forse non a torto, la ripresa lavorativa...


Ha accennato ai debiti contratti dalle imprese. Lato linee di credito e finanziamenti, che risposte stanno avendo le imprese dal sistema bancario?


Complice un bombardamento mediatico a tratti mistificante su possibili erogazioni a pioggia, prive di restrizioni di sorta e in vari casi pure a fondo perduto, molte imprese hanno in prima battuta atteso di capire esattamente quale fosse il retro nascosto dietro l'annunciato “fiume di denaro”.
Quando però hanno cominciato a muoversi le banche, con l'Istituto Bancario San Paolo di Torino e l'Unicredit che hanno ad esempio contattato direttamente le aziende, c'è stato un ritorno favorevole, quanto meno per i nostri Associati. Molti hanno già visto l'accredito sul conto corrente.


Questo per quanto riguarda il presente. Ma quale futuro si profila all'orizzonte? Cosa serve davvero alle imprese per rimettere in piedi il paese?


Alle imprese serve stabilità, servono certezze, serve sapere che l'investimento in separatori e visiere fatto oggi varrà anche domani e dopodomani, serve potersi riconvertire in sicurezza per poi pianificare delle nuove strategie del medio periodo. Non sono il timore delle perdite o la resilienza i nemici di questo paese, ma l'incertezza continua. Le imprese sono piene di interrogativi su una ripresa che per tante attività non è stata ancora chiaramente definita da disposizioni precise.
Vedo però che tutti ormai hanno ripreso, anche se spesso con gravi deficit e poche prospettive (un bar ha denunciato -70% di incassi: manca la clientela, vuoi per paura, vuoi per mancanza di liquidità, vuoi perché ancora non tutto è ripartito al 100%).
La vera domanda però è: con una Cassa Integrazione di 9 + 5 settimane che scade a Giugno, cosa succederà a Luglio? La prossima tornata di ammortizzatori sociali è stata spostata a Settembre con le ultime 4 settimane: ma le imprese ci arriveranno a quella data? E in quali condizioni?
Spiace infine dover sottolineare che le figure più penalizzate da questa pandemia sono state – come sempre accade - le donne, che si sono dovute improvvisare maestre, psicologhe, dottoresse, economiste, intrattenitrici di anziani e bambini, esperte di computer, oltre che lavoratrici e madri. Senza riaprire le scuole e gli asili, i 600 euro di bonus baby sitter non risolveranno il problema: che questa pandemia diventi dunque una buona occasione per parlare anche di questi grandi temi.

 

 



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