Fare impresa con una giustizia in quarantena: intervista al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma

  • 10/06/2020

La pandemia ha aggiunto nuovi problemi a vecchi problemi. Molte imprese, soprattutto durante questa fase caratterizzata da un eccesso di fluidità, lamentano il fatto che il paese non offra certezza del diritto – uno dei punti più nevralgici per chi fa impresa e che allontana investimenti. Del resto la stessa giustizia è rimasta a lungo in quarantena...L'Avv. Marco Proietti ha intervistato per noi sul punto il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma - Avv. Antonino Galletti.

Presidente Galletti, la giustizia – possiamo dirlo – è stata lasciata in quarantena. Quali sono le sue riflessioni al riguardo?

Il nostro sistema giurisdizionale è in crisi cronica da anni. Le difficoltà sono aumentate, come era prevedibile, a causa della pandemia e delle connesse misure di contenimento. Dopo una prima fase di blocco delle attività giudiziarie pressoché totale, per il successivo periodo - dal 12 maggio e fino alla fine di luglio - il sistema avrebbe dovuto ripartire progressivamente con la c.d. Fase 2. Tuttavia la giustizia resta ancora al palo, mentre tutto il resto è oramai finalmente ripartito, finanche il campionato di calcio. Gli avvocati sono stati fortemente penalizzati per la chiusura (prima) e per la drastica riduzione (oggi) delle attività giudiziarie: questo rende sempre più difficile tutelare i diritti e le libertà dei cittadini. Le ragioni sono molteplici e tra queste sono da menzionare certamente il ricorso generalizzato al c.d. lavoro agile, che ha poco senso nei sistemi dove la telematica non è ancora presente o è poco sviluppata (penso al processo penale ed alla giustizia di prossimità, civile e penale, dell’Ufficio del Giudice di Pace), e che si inserisce in un sistema caratterizzato negli ultimi anni da una cronica carenza di personale amministrativo e di cancelleria. Soltanto da ultimo, in piena crisi pandemica, nel Decreto Rilancio sono state previste procedure di reclutamento comunque inadeguate per coprire il reale fabbisogno (che, oltretutto, è sottostimato).

L’organizzazione degli uffici e delle udienze non sembra rispondere ad una logica. Ogni tribunale tende ad adottare un proprio protocollo e non viene garantito lo svolgimento della professione forense, quindi della Giustizia...

Il legislatore ha optato per la previsione che ritengo illogica ed irrazionale di rimettere ai capi dei singoli uffici giudiziari la discrezionalità di dettare linee guida e provvedimenti organizzativi per lo svolgimento dei processi; come era prevedibile si è determinata una giustizia, per così dire, “a macchia di leopardo” sul territorio nazionale ed anche all’interno dei singoli Fori, dove addirittura ogni singolo Presidente di Sezione si è sentito legittimato ad emettere provvedimenti diversi e difformi rispetto a quelli degli altri, con conseguente proliferare di queste fonti atipiche del diritto. Basti pensare che solo a Roma sono stati emessi oltre 8 Kg. di provvedimenti, come ho avuto modo di documentare in un video diffuso sui canali sociali istituzionali del nostro Ordine forense, ben presto divenuto virale e ripreso anche dai media nazionali.
L’Avvocatura ha più volte censurato il sistema ed ha pure tentato di offrire collaborazione per la formazione di protocolli condivisi, ma l’opportunità non è stata sfruttata e in molti hanno provveduto in modo unilaterale.

Ritiene valido, sia nel processo civile che in quello penale, l’utilizzo delle udienze telematiche?

Occorre investire seriamente nella telematica. Noi avvocati vogliamo andare negli uffici giudiziari per svolgere il nostro ruolo indispensabile in udienza, dinanzi ai Tribunali ed alle Corti; i cittadini devono avere garantito un contraddittorio pieno e in presenza. Tutte le altre attività procuratorie e di cancelleria devono poter essere svolte da remoto: non è concepibile che esistano piattaforme online che ci consentono da anni di acquistare in sicurezza prodotti in tutto il mondo e riceverli comodamente in casa, mentre per pagare ed annullare una marca da bollo occorre fare ancora oggi estenuanti file negli uffici giudiziari. La burocrazia rallenta inutilmente anche il sistema della Giustizia: nel nostro Paese i vari Ministeri non sono riusciti a raggiungere un accordo neppure per individuare un unico sistema processuale telematico ed esistono regole diverse per il PCT (processo civile telematico, organizzato dal Ministero della Giustizia), il PAT (processo amministrativo telematico, organizzato dalla Presidenza del Consiglio) ed il PTT (processo tributario telematico, organizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Con tutti questi problemi, la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo restano delle chimere. In una situazione come quella che ho descritto il nostro sistema non costituisce certo un incentivo per gli investimenti ed un volano per l’economia, ma si pone come una barriera ed un freno rispetto ad eventuali investitori europei e stranieri.

E’ preoccupato per il “sistema Giustizia” nel suo complesso?

Sono molto preoccupato. Occorrono serietà ed investimenti concreti nel settore. Non basta modificare, a costo zero, le norme per sperare che miracolosamente la macchina giudiziaria possa recuperare efficienza e credibilità. Anche la selezione dei magistrati nei ruoli di vertice degli uffici giudiziari deve premiare coloro che hanno migliori qualità ed attitudini all’organizzazione. Proprio in questi giorni con le vicende che hanno interessato il CSM stiamo purtroppo verificando quelle che sembrano essere state talvolta le modalità per addivenire alle nomine più importanti. Per gestire al meglio un grande ufficio giudiziario non basta essere ottimi giuristi o essere sostenuti dalla “corrente” giusta, ma occorre una preparazione manageriale ed occorre coinvolgere di più l’Avvocatura, che ha il polso esatto della reale situazione e può suggerire riforme ed interventi, avendo a cuore il buon funzionamento del sistema dal quale dipende anche la qualità del nostro lavoro quotidiano. A partire dai Consigli giudiziari, occorre ripensare il ruolo degli Avvocati all’interno della giurisdizione e garantire una effettiva partecipazione al sistema giudiziario.
Noi siamo pronti alle prossime sfide, ma occorrono governanti seri ed una politica lungimirante.



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